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Sacello degli Augustali: ennesimo spreco

BACOLI – 27.11.2009 - Un anno e mezzo di lavori attualmente fautori dell’ennesimo spreco di danaro pubblico. Si potrebbe riassumere così la situazione in cui verte il Sacello degli Augustali stante presso la frazione di Miseno. Un luogo, al’interno del quale è stato rinvenuto l’unico cavallo rampante dell’antichità a noi giunto, ove da diversi mesi a questa parte una grossa mole d’acqua dolce sovrasta una serie di staccionate in legno, numerosi luci, una serie di scale ed una cabina elettrica. Materiale che, nonostante sia oramai pesantemente danneggiato, era stato posto in loco per la creazione di una passeggiata negli interni della struttura d’epoca romana sita in prossimità di quello che era il più grande porto militare, situato lungo le sponde del Tirreno, della flotta augustea. Un cantiere, che ne ha reso impossibile la visita, restato aperto per quasi due anni e sovvenzionato attraverso i fondi Pit della comunità europea, rientranti all’interno del Por 2000/2006, fortemente voluto dalla Sovrintendenza di Napoli e Pompei ed utile per la messa in funzione di una serie di pompe idrovore preposte alla rimozione dell’acqua ancora presente in zona. “Le strutture non sono più funzionanti per via della cronica mancanza di fondi in cui verte l’intero settore per la conversazione dei reperti archeologici. Per mantenere accesi tali macchinari – ha asserito una giuda turistica flegrea – ci vorrebbe una grossa somma di danaro. Ovviamente tale mancanza comporta uno spreco evidente ma d’altra parte è difficile gestire tutti i siti al meglio”. Il sito archeologico, non troppo distante dalla Grotta della Dragonara e dall’antico teatro ivi stante, era destinato al culto dell’imperatore, al cui mantenimento era preposto, appunto, il collegium degli Augustales, di cui l’edificio era anche sede. Il tempio, della prima età imperiale, ci è giunto nella forma che assunse, in seguito ad opere di restauro e abbellimento. La struttura è formata da un ambiente centrale e due laterali che si aprono su un cortile porticato. Il complesso, da anni caratterizzato dalla presenza di numerose anatre, ha restituito statue di Vespasiano, Tito, Nerva, Apollo e Venere. Tali materiali, accompagnati da un frontone celebrativo, sono oggi conservati nel Castello di Baia. Attualmente le chiavi dell’intero complesso sono mantenute da un’anziana assuntrice di custodia residente in Miseno, ed è costantemente monitorato dall’associazione “Misenum” la quale, in maniera volontaria, realizza visite guidate e manifestazione canore all’interno dello stesso.

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