Che la Campania fosse maglia nera della balneazione in Italia, purtroppo, non risulta essere una grande novità. Quest’estate, però, ha lasciato il segno. Troppo evidenti sono stati i mancati incassi degli operatori turistici e, d’altronde, troppo palesi sono apparsi quei video di degrado circolanti sul web. Dati ancora una volta certificati dal Ministero della Salute il quale, attraverso il rapporto sulla balneazione del 4 Agosto 2009, certificava che un quinto della costa campana è off-limits. Nel particolare, subito dopo il litorale casertano ove il 34,1% d’inquinamento è causato dagli sversamenti abusivi nei Regi Lagni, le criticità maggiori sono ravvisabili proprio presso le rive della provincia di Napoli. Difatti su 192 km di costa, “solo” 38 risultano essere interdetti alla balneazione. Lo sanno bene a Pozzuoli, dove il 30% della costa non è balneabile a causa dell’inquinamento. Lo sa bene il sindaco puteolano, Pasquale Giacobbe, più e più volte richiamato all’ordine dall’assessore all’Ambiente della Regione Campania, Walter Ganapini. Professore che, proprio nell’ultimo convegno tenutosi a Bacoli lo scorso 9 Settembre, senza alcun tipo di remore asseriva: “Non farei mai il bagno nel Golfo di Napoli. Tutti sanno che è sconsigliabile bagnarsi in uno specchio d’acqua dove scaricano le fogne. C’è un congruo numero di Comuni che ancora sversa, in modo irregolare, acque reflue in mare. Ad esempio Pozzuoli ha provveduto ad avviare la gara per l’allacciamento all’impianto di Cuma, ma all’appalto non è mai stato dato seguito. Difatti- continua l’assessore- sono ben 15 gli scarichi abusivi presenti sul litorale puteolano. Inoltre, ci sono Comuni come Quarto e Monte di Procida dove l’impianto funziona al 10 per cento”. Di contro, il primo cittadino, proprio nell’Agosto scorso polemizzò con lo stesso Ganapini: “Abbiamo circa 15 scarichi di troppo pieno, ma tutti inattivi. Pozzuoli non getta i liquami a mare. È collegata al depuratore, contrariamente a quanto sostiene l’assessore regionale”. Una diatriba alla quale si accompagnano le critiche situazioni della piccola fossa settica di Monte di Procida, meglio conosciuta con il nome di vasca Imhoff. Un congegno, assolutamente fuorilegge, sul quale insistono gli scarichi fognari di circa 8 mila residenti. Un Impianto, costruito nel 1956 e sito in via Giovanni da Procida, di gestione comunale fino a settembre 2003 e poi passato nelle mani della G.d.M. Una struttura, confinante con un numero indefinito di case, che rende invivibile un intero quartiere, tanto da generare proteste e malumori continui. Inefficienze che sono state ravvisate anche dagli stessi responsabili comunali: “La nostra unica salvezza- asserisce l’ing.Marasco- è lo sversamento delle acque a 20 mt di profondità e 800 mt dalla costa. Lì per le atmosfere e per la diluzione non abbiamo un impatto ambientale elevato. Se i prelievi venissero fatti in quel punto le acque risulterebbero idonee mentre, se si analizzassero le acque presenti all’interno delle vasche di disinfezione, esse non rispetterebbero mai i parametri europei”. Infine, altri scarichi illeciti sono stati riscontrati presso il Lago Fusaro (Bacoli). Condotte le quali, senza alcun tipo di controllo, sversano direttamente nella “vecchia foce romana” o nei pressi dell’antico centro termale delle “Grotte dell’acqua”.
23\09\09
Cronache di Napoli
23\09\09
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